giovedì 15 novembre 2012

Tanti Grandi. Per un Grande.

Pare che sia uno degli album più attesi dell'anno. 50 star alle prese con un omaggio ad uno dei più grandi artisti della storia della nostra musica. Giorgio Gaber, cantante e poeta. E basta ascoltare i suoi pezzi per capirlo. Io, temo di essere arrivato troppo "tardi" per apprezzarlo davvero, a suop tempo, ma ho ancora tutto il tempo per rimediare. Lui, una sorta di compromesso fra Battisti e De Andrè, prendendo l'immediatezza con il pubblico dal primo e la cura dei testi dal secondo. Un maestro, inevitabilmente. E così ho trovato in rete già alcuni dei pezzi che faranno parte dell'album in versione live registrate in concerti passati. E mi ha sorpreso scoprire che sono le voci femminili, su tutti, a sapermi stupire..  Già. 
 
14) Samuele Bersani – Il conformista
Il conformista/ è uno che di solito sta sempre dalla parte giusta / il conformista ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa/ è un concentrato di opinioni/ che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani/ e quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire/ e forse da buon opportunista si adegua senza farci caso. 
Lo stile, per assurdo, è decisamente più suo che di molti altri. Quasi come se Gaber fosse stato inevitabilmente il suo maestro di stile. Però inspiegabilmente non riesco a convincermi del tutto. Quasi come se Bersani non abbia saputo “osare” abbastanza. O forse è il pezzo che è troppo cantilena. E scusate se mi permetto..
Voto: 4,5.
13) Sergio Cammariere –Due donne
 
Due donne, due donne, due donne./ Da quando sei sposata non è più come prima,/ ti trovo un po' cambiata l'amore ti rovina./ […] due donne, una donna si specchia sa di non essere vecchia. / Da quando sei sposata tra noi tutto è finito, davvero sei cambiata e poi c'è tuo marito.E poi capitava che semplicemente Gaber si mettesse lì, a raccontare. E stavolta al posto suo ci stanno la voce e le dita di Cammariere. Che però finisce per essere perfetto per rendere l’idea. Quel che mi arriva è un’insensata nostalgia per Gino Paoli e la convinzione che però, in fondo, nemmeno Gaber ha scritto SOLO capolavori. E Sergio fa quel che può.. ma i miracoli non li fa nemmeno lui!
Voto: 5.
 
12) Mietta – Isteria amica mia
 
 

 
Sono giù di morale/ è da un po' che sto male/ un'angoscia tremenda di notte e di giorno... un inferno/ io non so cosa fare mi tolgo dal mondo / io voglio morire/ aiuto sprofondo nel buio più nero/ son finto o sono vero/ boh!
Lei ha recentemente dimostrato a Tale e Quale Show quanto vale vocalmente, seppure storicamente non sia mai riuscita a trovare un pezzo in grado di farla entrare fra le grandi star quelle vere. Ma qui è alle prese con Gaber, che tutto può essere tranne che voce. Eppure il pezzo si presta a questo folle interpretazione quasi da psicolabile, dove può liberamente urlare con tutti gli acuti che ha. Peccato che non basti a convincermi. Forse mi sa che devo risentirmi l’originale per capire realmente il testo. Mmm..
Voto: 5.
11) Claudio Baglioni – Le strade di notte

Le strade di notte/ mi sembrano più grandi/ ed anche un poco più tristi/ è perché non c'è in giro nessuno. / Anche i miei pensieri di notte/ mi sembrano più grandi/ e forse un poco più tristi:/ è perché non c'è in giro

Una canzone che è di una tristezza infinita. Claudio fa il possibile per darne un’intensità di cui il pezzo già di suo non ha bisogno. E seppure il brano risulta quasi perfetto per le sue corde, a me l’abbinamento non convince nemmeno un po’. O forse è proprio la canzone che non la so reggere. Boh.
Voto: 5.
10) Adriano Celentano –Ciao ti dirò

Giurami che tu ami solo me/ pupa non scherzar/ voglio il tuo amor/solo per me/ se no ciao ti diro'

Un Gaber leggero e senza peso che si sposa in pieno con la voce di Celentano, nella sua più classica versione anni Sessanta. Talmente di sicuro di sé che la può cantare ad occhi chiusi. Un grande artista per un grande comunicatore. E viceversa. Che gli posso dire?
Voto: 6,5.
 
9) Lucio Dalla - Torpedo Blu
Vengo a prenderti stasera/ sulla mia torpedo blu/ indosserò un bel doppiopetto/ ed un cappellone, come Al Capone/ Vengo a prenderti stasera/ sulla mia torpedo blu/ E' una vera fuoriserie/ come senz'altro sei tu.
Col senno di poi finisce per essere un omaggio che piò omaggio non si può. Perché ad oggi risultano morti entrambi. Un tuffo nel passato che riesce ad essere costantemente moderno. Una canzone che ha retto al passare del tempo, nonostante una delle meno “curate” del Grande Gaber. Ma a volte si vive anche solo di semplicità. Una dolcezza che dura nel tempo.
Voto: 7-.
8) Nada - Le mani
Una mano appuntita, una mano un po' tozza/ una mano indifesa che fa tenerezza/ una stretta di mano virile e fascista/ che vuol dire: non sono un pederasta!/ Una mano un po' timida, poco convinta/ tu parti deciso e lei ti fa la finta [….] un carosello inutile, grottesco e giocondo/ in questa palla gigante che poi è il mondo!/ Un mondo di assurdi esseri umani/ un gioco abilissimo, un intreccio di mani/ ci comunichiamo così spudorati/ quando ci siamo affezionati. […] mani scivolose di esseri umani/ mani dappertutto, tantissime mani/ le guardo, mi sommergo, annego e sprofondo/ in questo lago di merda che poi è il mondo!

Un genio, se ancora a qualcuno fosse rimasto dubbio. Un altro brano tutto da leggere, curioso per ciò che racconta. Niente di serio o pesante, niente di leggero o irritante , solo un racconto sulle strette di mano, in quel carosello di personaggi che poi fanno il mondo. Pregna di riferimenti politici e aggettivi mai banali. A cantarla stavolta c’è Nada che riesce con la sua voce graffiata a rendere coccolante anche questa deliziosa filastrocca. Meno credibile negli “ahiahiahai” di cui abusa. Ma le perdono anche quelli..
Voto: 7.
7) Franco Battiato – La parola io

 
La parola io/ è uno strano grido/ che nasconde invano/ la paura di non essere nessuno/ è un bisogno esagerato, e un po' morboso/ è l'immagine struggente del Narciso. […] Io che non sono nato per restare per sempre/ confuso nell'anonimato/ io mi faccio avanti/ non sopporto l'idea di sentirmi un numero fra tanti/ ogni giorno mi espando/ io posso essere il centro del mondo.

Un brano lunghissimo, ma è pura poesia! Un maestro che ne canta un altro. Forse nessun’altro avrebbe avuto senso nel cantare Gaber quanto lui (anche se forse questo è il pezzo più Gucciniano che mai). Un pezzo che avrebbe tranquillamente potuto scrivere lui, reinterpretata come se l’avesse scritta lui per davvero. A pennello, seppure ancora una volta il brano è più da ascoltare che da “vivere”. A tratti finisce addirittura per ricordare Elio e le storie tese. Ma impeccabile.
Voto: 7.
6) Cesare Cremonini – L’orgia
 
Ero lì in un'orgia in mezzo a della gente che conoscevo poco e che non era molto attraente. […] Ero lì in un'orgia e per il primo mi fermo, ma man mano anche gli altri sono distratti dal teleschermo. E così, tutti nudi, sul secondo canale vediamo un film d'amore un po' vecchiotto, ma niente male! A me piace perché alla fine i due si sposano. - Ah sì, anch'io sono per il lieto fine, mica come quei film moderni che non si capisce niente, in fondo sono un sentimentale! Scusi, avvocato, ha mica visto le mie mutande, per caso?
Geniale Gaber! Già, in fondo Cremonini non poteva scegliere un pezzo più azzeccato a ciò che è lui. L’inevitabile lato ironico di Gaber prestato alle corde vocali dell’ex cantante dei Lunapop, ormai da anni in grado di brillare di luce propria, e che pare non essersi mai divertito tanto. Accoppiata vincente per un pezzo che sa di tango. E che Cesare riesce a rendere moderno più di quanto già non fosse.
Voto: 8.
5) Syria – Se io sapessi
 
Una logica ormai acquisita/ è che l'uomo è provvisorio/ e che ha un senso un po' precario della vita. / Ma morire è un gesto innaturale/ che di solito è accettato/ per un dato più statistico che razionale. […]  Forse aspirare all'immortalità è un po' eccessivo. Ma quando uno si innamora di una teoria, a volte, si lascia prendere la mano. […] Se io sapessi quanto sono strani/ i miei pensieri e le emozioni/ se avessi letto un po' meglio il mio libretto di istruzioni/ se io sapessi, d'un tratto io sapessi, se quando sono nato/ i miei han ringraziato Iddio o hanno imprecato. […] Se io sapessi, che bello se sapessi/ se quando soffro per amore/ mi convenga toccare il fondo o andarmene a ballare/ se io sapessi scegliermi un'amante/ se io sapessi veramente / distinguere un delirio idiota da uno intelligente / se io sapessi se sia meglio essere fedele/ e in ossequio alla morale/ rinunciare tranquillamente a una scopata celestiale.
Non conoscevo il pezzo, e già me ne pento. E arrendermi ancora una volta alla mia totale incoscienza musicale. Ma ammetto che ancora di più mi ha stranito vedere anche il suo di nome, in mezzo a sittante rinomate stelle della musica italiana. Sicuramente meno nota degli altri ma con una capacità interpretativa che l’ha sempre contraddistinta. E che non si smentisce nemmeno stavolta, grazie anche all’intensità stessa del pezzo scelto. Da ascoltare fino all’ultimo sospiro. Sublime.
Voto: 8+.
4) Enrico Ruggeri – Un’idea
 
Un'idea, un concetto, un'idea/ finché resta un'idea è soltanto un'astrazione/ se potessi mangiare un'idea/ avrei fatto la mia rivoluzione. […] Aveva tante idee/ era un uomo d'avanguardia/ si vestiva di nuova cultura/ cambiava ogni momento/ ma quand'era nudo/ era un uomo dell'Ottocento.
Si dice in giro che Ruggeri abbia un’inconsapevole anima rock a cui non riesce a stare lontano. E sarà che ha il timbro di voce dalla sua, ma mai come a sto giro questa frase ha una sua valida ragione d’essere. E anche il testo di Gaber, indubbiamente furbo e sofisticato, finisce per sublimare quella che è una buona base già di suo. Che dire? Questa si che è una bella canzone. Questa si che è una cover. Perfetto per il pezzo. Perfetto IL pezzo.
Voto: 8,5.
3) Laura Pausini – Non insegnate ai bambini
 
Non insegnate ai bambini/ non insegnate la vostra morale/ è così stanca e malata/ potrebbe far male/ forse una grave imprudenza/ è lasciarli in balia di una falsa coscienza. […] Non insegnate ai bambini/ non divulgate illusioni sociali/ non gli riempite il futuro di vecchi ideali […] stategli sempre vicini/ date fiducia all'amore il resto è niente. Giro giro tondo cambia il mondo.

Dicono che sia questo il suo “ultimo” pezzo, prima di lasciare la musica. Una ninna nanna inattesa che si imprime di pura poesia, la stessa a cui ha abituato chi lo ha ascoltato dai primi pezzi.  Un altro capolavoro che non conoscevo, reso forse ancora più dolce dalla voce materna di Laura. Che forse non ho mai realmente saputo capire. Io sono ancora a bocca aperta.
Voto: 9.
2) Paola Turci –  C’è un’aria
 
Ed ogni avvenimento di fatto si traduce/ in tanti "sembrerebbe", "si vocifera", "si dice"/ con titoli ad effetto che coinvolgono la gente/ in un gioco al rialzo che riesce a dire tutto/ senza dire niente./ C'è un'aria, un'aria, ma un'aria che manca/ l'aria,/ C'è un'aria, un'aria, ma un'aria che manca l'aria./ Lasciateci aprire le finestre,/ lasciateci alle cose veramente nostre/ e fateci pregustare l'insolita letizia/ di stare per almeno dieci anni senza una notizia.

Io amo questa donna. Come canta e, soprattutto, come interpreta. Adoro come suona la chitarra e come sa fare suoi anche i pezzi altrui. Adoro il suo modo di mettere se’ stessa nelle canzoni che le passano in bocca. E improvvisamente adoro anche Gaber. Il suo modo di comporre testi, fra la denuncia e l’ironia. Apprezzo la sua innata dote di creare rime e canzoni che sono veri e propri capolavori, e poesie. E penso che questo sia forse il non plus ultra dell’album, seppure ne ho sentito meno della metà. Pezzo dignitoso per un’interpretazione che sa essere altrettanto.
Voto:  10.
1) Noemi- Il grido
 
E voi così innocenti/ colpevoli d'esser nati/ in giro per le strade,/ gli sguardi vuoti i gesti un po' sguaiati/ si vede da lontano che siete privi di ideali/ con quello spreco di energia dei giovani normali./[…] È un gran vuoto che vi avvilisce e che vi blocca/ come se fosse un grido in cerca di una bocca/ come se fosse un grido in cerca di una bocca.
Un canto di protesta, un inno ai giovani per non lasciarsi andare, per credere in sé stessi e nei propri sogni. Contro il vuoto di ideali, contro la pigrizia e la rassegnazione. Un pezzo che è di un certo peso specifico già di suo. Con ogni parola che è un macigno. E la voce di Noemi, che seppure non completamente a fuoco, almeno in questa versione live, che finisce per essere la bocca giusta per esprimere quel grido. Io sono totalmente senza parole. E, ancora una volta,
voto: 10.
(Ora, sarò pazzo, ma solo a me il pezzo che canta Noemi mi richiama "Thesound of silence"? Sarà che ho dormito poco. boh..)
 
S.B.T. Ron – Quando sarò capace di amare
Quando sarò capace d'amare/ probabilmente non avrò bisogno/ di assassinare in segreto mio padre/ né di far l'amore con mia madre in sogno. […] Vorrò una donna che se io accarezzo/ una poltrona, un libro o una rosa/ lei avrebbe voglia di essere solo/ quella cosa./ Quando sarò capace d'amare/ vorrò una donna che non cambi mai/ ma dalle grandi alle piccole cose/ tutto avrà un senso perché esiste lei. / Quando sarò capace d'amare/ farò l'amore come mi viene/ senza la smania di dimostrare/ senza chiedere mai se siamo stati bene./ E nel silenzio delle notti/ con gli occhi stanchi e l'animo gioioso/ percepire che anche il sonno è vita/ e non riposo.E inevitabile che arrivasse, prima o poi, anche una canzone d’amore. In realtà nell'album è affidata alla voce di Giuliano dei Negramaro, ma in rete si trova questa versione, dolcemente cantata da Ron, uno fra i più sottovalutati interpreti della nostra musica italiana. Uno strepitoso testo di Gaber prestato allo stile sobrio e quasi natalizio di Ron. E se non è pura poesia questa!
Voto: 9.

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